Quando non riusciamo ad amare noi stesse, abbiamo bisogno di un altro per convincerci di essere amabili
“Se un individuo è capace di amare positivamente, ama anche se stesso; se può amare solo gli altri, non può amare affatto”.
Erich Fromm
Le donne per ragioni storiche sono più portate a pensare male di sé poiché è stato loro insegnato direttamente o meno, che sono deboli, dipendenti per natura, paurose, fragili, bisognose di protezione e di guida. Alcuni di questi insegnamenti per quanto siano superati, sono entrati a fare parte dell’inconscio femminile.
Nel libro di Robin Norwood “Donne che amano troppo“ vengono analizzate le ragioni per cui tante donne in cerca di qualcuno che voglia amarle sembrano destinate inevitabilmente a trovare dei partner pericolosi e incapaci di affetto.
Alla radice dell’ossessione per un uomo invece che l’amore c’era la paura: paura di restare sole, di non essere degne d’amore e di considerazione, paura di essere ignorate o abbandonate. Declina il fenomeno dell’amare troppo come una sindrome specifica fatta di pensieri sentimenti e comportamenti. Quando essere innamorate significa soffrire, stiamo amando troppo. Quasi tutte abbiamo amato troppo almeno una volta e per molte di noi questo è un tema ricorrente di tutta la vita. Le donne che amano troppo hanno pochi riguardi per la loro integrità personale nei rapporti amorosi, riversano tutte le proprie energie in tentativi disperati ad influenzare l’altro e costringerlo a cambiare il suo comportamento e i suoi sentimenti nei loro confronti tentando di far diventare gli uomini quello che desiderano.
“Le persone affamate fanno pessimi acquisti” e questo vale per chi è affamato di amore e di approvazione.
Queste donne rileva la Norwood, hanno in comune la provenienza da famiglie disturbate. In queste famiglie vi è l’incapacità di discutere la radice dei problemi, il grado di segretezza piuttosto che la loro gravità determina le disfunzioni della famiglia e la serietà dei danni che i suoi membri subiscono. Sono famiglie in cui ogni membro ha un suo ruolo fisso e la comunicazione è rigidamente limitata alle espressioni che si adattano a questi ruoli. Spesso alla base del comportamento delle donne che amano troppo c’è stata una famiglia che ha negato la loro realtà e pertanto loro hanno cominciato a negarla a loro stesse. Questo processo ostacola lo sviluppo di strumenti fondamentali per comprendere e acquisire discernimento se qualcuno o qualcosa non fa per loro. Se non abbiamo fiducia nei nostri sentimenti, non li usiamo come guida, al contrario siamo attratte dai pericoli, dagli intrighi, dai drammi e dalle sfide. In queste famiglie non venendo riconosciuti i bisogni emotivi si cresce menomate nelle capacità di aver fiducia in se stesse e nelle proprie percezioni sia nell’infanzia che nell’età adulta all’interno dei rapporti affettivi. Questo può creare bambine che rimangono affamate d’amore ma incapaci di credere all’amore e di accettarlo perché non se ne sentono degne.
Le famiglie disturbate possono avere problemi diversi ma tutte hanno in comune un unico effetto sui figli: bambini che vengono sminuiti nella loro capacità di comprendere i sentimenti propri e altrui e di mettersi in relazione con gli altri.
Attenzione: vi riconoscete?
Venite da una famiglia disturbata dove nessuno si curava dei vostri bisogni emotivi
Avendo ricevuto poco affetto, cercate di saziare questo bisogno disatteso per interposta persona offrendo le vostre cure a qualcuno (specialmente agli uomini che sembrano in qualche modo averne bisogno)
Poiché non siete mai riuscite a cambiare i vostri genitori trasformandoli nelle persone calde e affettuose che desideravate tanto intensamente, rispondete con troppa passione al tipo di uomo emotivamente non disponibile che volete illusoriamente cercare di cambiare con il vostro amore
Per il terrore dell’abbandono fate qualsiasi cosa per impedire che la relazione finisca
Praticamente nulla è troppo faticoso, se potrà aiutare l’uomo che amate
Abituate alla mancanza di amore nei rapporti personali siete disposte ad aspettare, sperare e continuare a sforzarvi di piacere
Siete disposte ad assumervi ben più del 50% di responsabilità, colpe e biasimo in una relazione
Avete una bassa autostima e nel profondo di voi siete convinte di non meritare di essere felici piuttosto, credete di dovervi guadagnare questo diritto
Poiché nell’infanzia non vi siete mai sentite sicure, avete un bisogno disperato di controllare il vostro uomo e la vostra relazione, mascherando tutto questo con il pretesto di essere soccorrevoli
In una relazione siete più in contatto con il vostro sogno di “come potrebbe essere “che con la realtà dei fatti
Siete dedite agli uomini e alle sofferenze emotive come a una droga
Forse siete predisposte emotivamente e biochimicamente a diventare dipendenti dalle droghe, da alcol, certi cibi (specie dolci)
Essendo attratte da persone con problemi che hanno bisogno di essere risolti e lasciandovi coinvolgere in situazioni caotiche incerte ed emotivamente penose, dimenticate la responsabilità che avete preso verso voi stesse
Forse avete una tendenza alla depressione che cercate di prevenire con l’eccitamento che viene da un rapporto sentimentale instabile
Non trovate attraenti gli uomini gentili, equilibrati, degni di fiducia che forse si interessano a voi…questi bravi ragazzi vi sembrano noiosi!
Caratteristiche delle donne che amano troppo:
Essere troppo disponibili: le donne che vengono da famiglie disturbate svolgono attività soprattutto nelle professioni assistenziali in quanto sono attratte da chi è in una situazione di bisogno, ed essendo piene di compassione si identificano con il loro soffrire e cercano di alleviarlo per lenire la loro stessa sofferenza. Alla radice del fascino di uomini bisognosi c’è il loro stesso desiderio di essere amate e soccorse. Risponderemo all’uno all’altro tipo di bisogno del partner in rapporto a quello che c’è sullo sfondo della nostra storia personale, ma risponderemo con la convinzione che quell’uomo ha bisogno del nostro aiuto, della nostra compassione e della nostra saggezza per poter migliorare.
Essere attratte da uomini freddi: sarebbe bello se mettessimo tutta la nostra comprensione in un rapporto con un uomo sano, un uomo con il quale ci sarebbe qualche speranza di veder soddisfatti i nostri bisogni e invece ci comportiamo come se amore, attenzione approvazione non avessero alcun valore a meno che non si riesca ottenerle da un uomo anch’egli incapace di offrircele per via dei suoi problemi e delle sue preoccupazioni.
Essere terrorizzate all’idea dell’abbandono: da adulte essere lasciate da un uomo che rappresenta per tanti versi le persone che per prime ci hanno abbandonate, fa emergere di nuovo tutto quel terrore e tenteremo qualsiasi cosa per evitare di provare ancora quei sentimenti dolorosi.
Sacrificarsi per lui: mentre spesso siamo frugali persino austere verso noi stesse, non badiamo a spese per aiutarlo e siamo pronte a tutto per lui: comprargli dei vestiti che lo migliorino, trovargli una terapeuta, finanziare i suoi passatempi, affrontare traslochi in località scomodissime, dargli la metà dei nostri beni, fornirgli un posto in cui vivere in modo che possa sentirsi al sicuro, permettergli di abusare emotivamente di noi, trovargli il lavoro ecc.
Aspettare, sperare e sforzarsi di piacergli: se le cose non vanno bene e non siamo felici diamo per assodato che è perché ancora non abbiamo fatto abbastanza. Viviamo con la speranza che domani il nostro partner starà diverso e aspettare che cambi effettivamente è più comodo che cambiare noi stesse e il nostro modo di vivere.
Assumersi quasi totalmente responsabilità e colpe: spesso chi proviene da famiglie disturbate aveva genitori irresponsabili, infantili e deboli. Sono donne cresciute in fretta e diventate pseudo adulte molto prima di essere pronte a sopportare i pesi che questo ruolo comporta, ma sono anche donne compiaciute del potere che era stato loro conferito dalla famiglia e dagli altri. Adesso da adulte credono che dipenda da loro far funzionare la relazione e spesso si uniscono a compagni irresponsabili e colpevolizzanti che contribuiscono a convincerle che tutto dipenda da loro.
Avere poca stima di sé stesse: se i nostri genitori non riuscivano a trovarci degne del loro amore e della loro attenzione come possiamo credere di valere come persone? Ben poche donne che amano troppo sono convinte nel profondo del loro essere, di avere il diritto di amare e di essere amata semplicemente perché esistono. Piuttosto credono di essere macchiate di errori e colpe terribili e di dover soffrire molto per espiarle, vivono sentendosi perennemente in colpa e con il timore che le loro mancanze vengano scoperte, si danno continuamente da fare per cercare di dimostrare di essere buone perché non credono di esserlo.
Controllare il proprio uomo e la propria relazione: nelle famiglie disfunzionali coloro i quali dovrebbero proteggere i figli sono troppo malati e non li aiutano a uscire dal terrore dal caos che regna in casa. In queste realtà la famiglia è fonte di panico e di dolore. Questa esperienza è opprimente e devastante e chi ne ha sofferto prova a cambiare le carte in tavola poiché se siamo capaci di aiutare gli altri in realtà proteggiamo noi stesse dal panico che viene dal considerarsi alla mercè di qualcun altro. Inoltre abbiamo bisogno di stare con persone che siamo in grado di aiutare per sentirci sicure e avere il controllo della situazione.
Essere drogate da uomini e sofferenze emotive: spesso quanto più il rapporto con il nostro uomo ci fa soffrire tanto più riesce a stordirci. Una relazione travagliata può avere la stessa funzione di una droga molto forte per non provare quello che sentiremo se pensassimo a noi stesse.
Dimenticare le responsabilità verso se stesse: essere incapaci di lasciarsi guidare dalle proprie emozioni nel fare le scelte necessarie e importanti per la nostra vita.
Essere portata alla depressione: chi ha problemi di depressione inconsciamente cerca delle situazioni stimolanti.
Trovare noiosi i bravi ragazzi: troviamo eccitante l’uomo poco equilibrato, l’uomo infido è una sfida irresistibile, l’uomo imprevedibile è romantico, l’immaturo è incantevole, il lunatico è misterioso, l’uomo collerico ha bisogno della nostra comprensione, all’uomo infelice occorre il nostro conforto, l’uomo inadeguato necessità del nostro incoraggiamento e l’uomo freddo del nostro calore. Non riusciamo ad attaccarci a un uomo apprezzabile così com’è e, se è gentile e affettuoso con noi, non lo possiamo soffrire.
Come uscirne:
Come si può cominciare a lasciarsi alle spalle questa serie infinita di preoccupazioni per lui e imparare a usare le proprie energie per creare un’esistenza ricca e piena che consenta la realizzazione di se stesse?
Le donne guarite hanno fatto determinati passi per arrivarci:
Andare a cercare aiuto può voler significare qualsiasi cosa: dall’andare in biblioteca e cercare un libro sull’ argomento, prendere un appuntamento con uno psicoterapeuta, fare delle chiamate anonime ad associazioni di sostegno alle donne, contattare i servizi sociali nell’ambiente dove vivete, cercare un gruppo di auto aiuto e trovare il coraggio di andarci o anche chiamare la polizia. Andare in cerca di aiuto significa fare qualcosa per tirarsi fuori e farlo per voi stesse. Questo primo passaggio è necessario perché avete già fatto di tutto e nessuno dei vostri sforzi a lungo andare ha funzionato. Anche se qualche volta c’è stato un sollievo momentaneo il quadro generale è quello di un deterioramento progressivo. Una delle conseguenze implicite più temute è che la relazione se esiste debba finire; questo non è assolutamente necessario.
Considerare la vostra guarigione una priorità che ha il diritto di precedenza su qualunque altra: significa rivolgere le energie che fino a quel momento avete completamente dedicato ad aiutare lui, verso voi stesse. Tutta la vostra fatica e i vostri sforzi non possono far cambiare lui ma potete cambiare voi stesse. Bisogna essere disponibili a continuare a spendere tempo e forse anche denaro per stare meglio e se questo vi sembra uno spreco, considerate quanto tempo e denaro avete speso cercando di alleviare le sofferenze che vi costava sia continuare la relazione sia interromperla. Investire sulla vostra guarigione è un investimento garantito e questa priorità è necessaria perché altrimenti non avreste mai il tempo per curarvi.
Trovare un gruppo di sostegno composto da pari che vi capisca: inteso non come un incontro formale dove ciascuna parla di tutte le cose terribili che gli uomini hanno fatto, della cattiva sorte che la vita ha riservato, ma un luogo dove elaborare la propria guarigione. Oltre all’empatia un gruppo di sostegno ha lo scopo di aiutare tutte le partecipanti a stare meglio.
Sviluppare il lato spirituale con esercizi quotidiani: per spiritualità si intende qualsiasi cosa vi porti al di là di voi stesse in una prospettiva più vasta. E’ necessario scoprire qualcosa che vi dia pace serenità e dedicare un po’ di tempo a questo esercizio di contemplazione almeno per una mezz’ora al giorno. Sviluppare la propria spiritualità qualunque sia il vostro orientamento religioso fondamentalmente significa rinunciare a imporre la propria volontà, la pretesa di far andare le cose nel modo che, secondo voi sarebbe giusto. Invece dovete accettare il fatto che forse non sapete che cosa sia il meglio in una determinata situazione né per voi stesse, né per un’altra persona. Possono esserci conseguenze o soluzioni che non avete mai preso in considerazione o forse proprio quelle che temevate di più e che avete cercato a tutti costi di prevenire possono essere esattamente quello che è necessario perché la situazione comincia a migliorare. Imporre la propria volontà significa credere di essere la sola che sa tutto, al contrario smettere di imporre la propria volontà significa cominciare a essere disponibili, aperte, e smettere di avere paura e di disperdersi. L’esercizio spirituale vi calma e vi aiuta a cambiare il vostro modo di vedere le cose: invece di sentirvi vittime, vi sentirete sollevate, è una fonte di forza in caso di crisi. Quando i sentimenti o le circostanze sono schiaccianti, avete bisogno di una risorsa più grande di voi a cui poter vi rivolgere.
Smettere di dirigere e controllare gli altri: cercare di risolvere i problemi di lui lo solleva dalla sua responsabilità personale pertanto il suo benessere dipende da voi e quando i vostri sforzi in suo favore falliscono, lui darà tutta la colpa a voi. Non dirigerlo o controllarlo significa anche smettere di incoraggiarlo e lodarlo (metodi che probabilmente avete già usato per cercare di indurlo a fare quello che volevate), significa smettere di sorvegliarlo, dedicare meno attenzione a quello che sta facendo lui e più attenzione a voi stesse e alla vostra vita, significa staccarsi e per farlo è necessario svincolare il vostro ego da lui, dai suoi sentimenti e soprattutto dalle sue azioni e dalle loro conseguenze. E’ necessario lasciare che sia lui a occuparsi dei problemi che nascono dal suo comportamento, voi non lo potete proteggere da qualsiasi dolore. Potete continuare ad avere affetto per lui ma non a curarvi di lui. Lasciate che trovi da sé la propria via, proprio come voi state cercando di trovare la vostra. E’ importante smettere di dirigere e controllare poiché finché continuate a impegnarvi a cambiare qualcuno che non avete il potere di cambiare (e nessuno ha il potere di cambiare un altro, tranne la persona stessa), non potete concentrare le vostre energie sul compito di aiutare voi stesse. Purtroppo cambiare qualcun altro ci affascina molto di più che lavorare su noi stesse ma, se non si rinuncia alla prima alternativa, non si sarà mai in grado di realizzare la seconda. Come conseguenza implicita della rinuncia a dirigere e a controllare gli altri, dovrete anche abbandonare in parte la vostra identità: non siete più “quella che aiuta “ma questa rinuncia è la cosa più utile che possiate fare per l’uomo che amate. L’identità di quella che aiuta è uno sgambetto dell’ego: se volete davvero rendervi utili, lasciate perdere i suoi problemi e aiutate voi stesse.
Imparare a non lasciarsi invischiare in giochi di interazione
Affrontare i vostri problemi e mancanze personali: affrontare i propri problemi personali significa che avendo rinunciato al resto, adesso non vi resta nient’altro che vi distragga da voi stesse, dai vostri problemi e dalla vostra sofferenza. E’ arrivato il momento in cui dovete cominciare a guardarvi in profondità con l’aiuto del vostro programma spirituale, del vostro gruppo di sostegno, e della vostra terapeuta.
Coltivare tutto ciò che ha bisogno di essere sviluppato in sé stesse: significa non aspettare che lui cambi per far progressi nella vostra vita, significa anche non aspettare il suo aiuto (economico, motivo, o su questioni pratiche). Invece di far dipendere i vostri progetti dalla sua cooperazione, portateli avanti come se non aveste nessun altro che voi stesse su cui appoggiarvi. Coltivare voi stesse significa correre dei rischi: qualsiasi iniziativa sentivate il bisogno di prendere ma non eravate mai riuscite a mettere insieme abbastanza coraggio per provare ad attuarla. Imparate ad avere più cura di voi stesse e meno cura di chiunque altro nelle vostre interazioni, dite di “no” per compiacere voi stesse invece di dire sì per far piacere a qualcun altro, chiedete in modo chiaro quello che desiderate e accettate il rischio di ricevere un rifiuto. In questa impresa a volte quello che vi sarà richiesto potrà essere molto difficile: dovrete affrontare il terribile vuoto interiore che emerge quando non siete concentrate su qualcun altro (abbracciate il vostro vuoto e solo continuando a sentirlo comincerete a riempirlo con il calore dell’accettazione di voi stesse). Se tutti i vostri sforzi sono stati spesi per sviluppare gli altri è inevitabile che sentiate vuoto ma adesso tocca voi occuparvi di voi stesse.
Diventare egoiste: per egoiste non intendiamo indifferenti, crudeli, non curanti o egocentriche; diventare egoista è un esercizio necessario di rinuncia al martirio. Sano egoismo vuol dire considerare il vostro benessere, i vostri desideri, il vostro lavoro, progetti, divertimenti come prima cosa e da realizzare prima invece che dopo aver soddisfatto i bisogni di chiunque altro. Convincetevi che i vostri desideri e bisogni sono molto importanti e che è compito vostro soddisfarli. Nello stesso tempo garantite agli altri il diritto di essere responsabili del loro desiderio e dei loro bisogni. Per diventare egoiste dovete cominciare a mettere voi stesse al primo posto e dovete prepararvi anche a sopportare la rabbia e la disapprovazione degli altri in quanto queste sono reazioni inevitabili da parte di quelli che finora vi avevano viste anteporre il loro benessere al vostro. Quando avrete imparato a nutrire affetto per voi stesse, forse scoprirete di aver attratto un uomo capace di nutrire affetto per voi. Diventando più sane ed equilibrate attiriamo l’attenzione di partner più sani ed equilibrati, diventando meno bisognose di affetto è più facile che i nostri bisogni vengano soddisfatti. Rinunciando al ruolo della “super affettiva”, lasciamo spazio a qualcuno che potrà esprimerci il suo affetto.
Fare partecipi altre donne di quello che avete sperimentato e imparato: è importante spiegare ad altre donne come vi sentivate prima e come vi sentite adesso. Non bisogna dare consigli ma solo raccontare che cosa vi può avere aiutato. Fare partecipi altre donne significa anche quando ne incontrate una proveniente da un ambiente familiare simile al vostro o che si trova in una situazione simile alla vostra, essere disposte a parlare della vostra guarigione senza sentire il bisogno di costringere l’altro a compiere gli stessi passi che avete fatto voi per guarire. Qui non è il caso di dirigere e controllare come lo era nella vostra relazione. Ora siamo abbastanza libere da essere in grado di dare liberamente, dare il nostro amore senza aspettarci niente in cambio è la cosa più naturale. Aiutare altre donne a guarire vuol dire difendere la vostra guarigione conservandovi sane. Questo partecipare è anche un atto di sano egoismo con il quale promuovere il vostro benessere personale affinchè restiate in contatto con i principi della terapia e della guarigione che serviranno per tutta la vita.